Parliamo un attimo dell'Afrotrap (e di MHD) #8
Un sottogenere del rap? Una nuova pratica? Alla scoperta dell'Afrotrap, un fenomeno sociale oltre che musicale.
Innanzitutto, vorrei scusarmi con gli iscritti per questo buco di tre mesi circa senza contenuti. Sono stati mesi pieni tra lavoro, studio, stress e impegni vari che mi hanno impedito di mantenere la routine settimanale della newsletter. Da ora in poi, cercherò di essere più costante senza perdermi per strada. Questo angolo personale rappresenta, per me, una valvola di sfogo dove posso esprimermi liberamente. Torniamo al tema del giorno.
Quando ho iniziato ad approfondire il rap francese, mi sono sorpreso della grande varietà di artisti presenti nella scena: tutti con stili e background diversi, ma legati fortemente ancora alle proprie radici. Come già scritto in uno dei primi post su Booba e l’Africa, oggi voglio tornare ancora una volta nel continente africano per raccontare un fenomeno sempre più popolare in Francia, cioè l’AfroTrap. Sicuramente, per molti il termine risulterà non sconosciuto alla propria mente grazie alla serie di canzoni prodotte da MHD. Ma prima di arrivare a raccontare l’ascesa del suo esponente maggiore è importante capire di cosa parliamo.
Nel 2015, anno dell’uscita di “Afro Trap Part.1 (La Moula)”, Mohamed Sylla è un semplice 21enne che fa musica rap per gioco. In verità, lui lavorava in una pizzeria e si divertiva a fare freestyle con i suoi amici.
Per differenziarsi, e richiamare le sue origini guineane-senegalesi, mescola dei suoni tipicamente africani che lo rendono perfettamente identificabile. MHD ha da subito manifestato il suo “brand”, portando alla ribalta un fenomeno musicale interessante.
Lo stile rap è utilizzato per le metriche e i testi, ma tutta la parte strumentale e ritmica prende spunto dai suoi africani. E’ tutto cadenzato secondo la ballabilità e una certa allegria, come si vede anche nelle clip dell’artista.
In una delle sue prime interviste, MHD spiegò la nascita dell’Afro Trap:
“Facevo rap con il mio collettivo [19 Réseau], rap di quartiere, come si può sentire in altri 50.000 quartieri di Parigi. Mi sono reso conto che non potevamo contribuire a nulla, non ci distinguevamo. Così ci siamo presi una pausa, abbiamo smesso di andare in studio e fare video. E nel frattempo è nata l'idea di Afro Trap" (Nell'agosto 2015, in vacanza con gli amici, MHD ha lanciato un video in cui improvvisava un rap sul brano "Shekini", del gruppo nigeriano P-Square. Pubblicato su You Tube, ha rapidamente raggiunto un milione di visualizzazioni. È nato il titolo "Afro Trap Part 1").
Le clip sono tutte girate nel 19esimo arrondissement di Parigi, la Rue Des Chaufourniers, con gruppi di amici come se fosse una normale uscita. Infatti, ci sono solo outfit sportivi (maglie da calcio, borselli, tute ecc..) e tanto divertimento. Perchè la musica di MHD è tutto questo: spontaneità e un melting pot culturale di livello.
Il successo di MHD si lega proporzionalmente alla miriade di stili musicali e lingue presenti in Africa, fonti d’ispirazione per il rapper francese. Una delle tante è la Coupe-Decale, la musica tipica della Costa D’Avorio con un’incredibile storia dietro. Una musica che ama il movimento, dissuade il corpo e lascia spazio solo al divertimento. La Francafrique, nella prima parte della sua carriera, è stata onnipresente e la vera base per costruire il suo stile. Oltre ai suoni della sua terra, ha spinto per far conoscere artisti africani come il congolese Fally Ipupa e la beninese Angélique Kidjo.
Ciò che MHD fa con l'Afro-trap è una fusione di suoni interculturali, con testi che mantengono l'integrità della sua narrazione.
In fondo, MHD ha iniziato la sua carriera come un gioco pubblicando freestyle sui social. Il suo primo album, “MHD” uscito nel 2016, si focalizza su questa onda di positività e pura energia. Non c’è una grande vena creativa conscious, ma rappresentava più la voglia di ordinare le idee in un unico progetto.
Quel successo non sembrava ancora reale, fino al suo secondo album “XIX”, un disco molto più introspettivo e personale rispetto al primo. Il ritmo incalzante dell’Afro-Trap viene messo da parte per raccontare chi è veramente Mohamed. L’album è l’urlo di una generazione intera di ragazzi, di origine africana, che gridano il loro senso d’appartenenza alla società francese, spesso riluttante nel creare un contesto inclusivo. La traccia di apertura presenta un bel brano di Salif Keita del Mali, una leggenda dell'Afropop, un suono su cui MHD rappa nella canzone successiva, "Encore", rivendicando tutto il quartiere della città per sé e la sua crew.
L’estetica di MHD è quella rappresentata nella cover del suo album: un re in ascesa che sta provando a conquistare il territorio. Oltre la musica, non mi interessa discutere delle sue recenti vicende giudiziarie che lo hanno portato un po’ nell’ombra nell’ultimo anno e mezzo. Separare la persona dall’artista è sempre un argomento spinoso, ma parlare dall’esterno senza conoscere la realtà dei fatti è peggio. L’unica cosa certa è il fatto che, dal 2018, MHD non è più lo stesso. La prigione lo ha fortemente influenzato e segnato, ma non ha cambiato la sua personalità riservata, modesta e concentrata sulle proprie passioni.
L’ascesa di Mohamed Sylla è stata verticale, cioè dal consegnare pizze al fare milioni di views e dischi di platino. Passare dal nulla al tutto rappresenta uno dei momenti più importanti per un’artista, che si ritrova a dover soddisfare le aspettative di un pubblico vasto e a seguire le linee guida della propria etichetta discografica, senza perdere la propria natura.
“Ha puntato sulla fusione: da un lato, alcuni standard del rap francese, e dall'altro, tutta una serie di influenze africane nel linguaggio del corpo, nel lessico e nelle melodie.” (Libèration)
Noi tutti aspettiamo di rivedere il Mohamed di qualche anno fa, spensierato e con tanta voglia di far ballare. Appena uscito di prigione, ha rilasciato il suo ultimo album “Mansa” a sorpresa, giusto per ricordare il suo ritorno. Un ritorno più che gradito per tutta la scena rap europea.