Perchè ho aperto "Made In France" #0
Cari lettori,
Durante la pandemia, mi sono sentito spesso perso. Impotente di poter vivere liberamente la mia vita e,soprattutto, di poter viaggiare. Allo stesso tempo, ho riflettuto in modo approfondito su come potessi crearmi uno spazio personale sul web. Da poco tempo, ho iniziato la mia carriera di scrittore freelance e ho sentito la necessità di voler parlare di un tema che mi sta a cuore e, più di tutto, poco trattato nel nostro Paese. Vuoi per la lingua o per altre “barriere” culturali, non sono riuscito a trovare chi potesse soddisfare la mia voglia (e di tanti appassionati) di conoscere il rap francese.
Da un altro punto di vista, rappresenta anche una sfida personale parlare di qualcosa lontano dai nostri canoni e differenziarmi dal resto della platea.
In questo senso, il mezzo della newsletter ci viene incontro. Ti lascia libertà assoluta nel trattare una nicchia di argomenti, creare una connessione diretta con i tuoi lettori e ampliare il tema trattato.
Ho sempre amato il mondo del rap: certo, non è esente da controversie e problemi, ma è un genere che mi affascina tutt’oggi. Il potere delle parole può cambiare la vita di tante persone e, molto spesso, abbiamo personaggi che vanno oltre la musica. La Francia, con il suo melting pot generazionale, si è distinta per essere un Universo a parte. I suoi suoni crudi, duri e diretti sono frutto di tanti fattori oltre la musica. “L’Odio” di Matthieu Kassovitz rappresenta il manifesto perfetto per il rap francese, soprattutto per quello dei primi anni ‘00.
Con l’avanzare del tempo, la scena rap transalpina è diventata un fenomeno culturale di spessore, come la musica Grime in Inghilterra. Sono nati tanti media, è arrivato in televisione, sono state create stazioni radio dedicate. Se prima l’influenza americana era predominante, oggi la situazione si è invertita. Hanno uno stile proprio, sanno come creare delle vere hit e sono richiesti in tutto il mondo.
Molti, quando pensano al rap francese, lo associano esclusivamente a Parigi. In realtà, la capitale non è più l’unica stella polare e lo racconterò nei prossimi post.
Grazie per essere arrivato fin qui, ti aspetto!
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